mercoledì 22 giugno 2016


PUNTATA 3


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DUE


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A volte mi domando se quello scarafaggio nello specchio sono io.
Non mi sono svegliata così dalla sera alla mattina. Il mio caso è diverso.
Io m’accorgevo benissimo di cosa stava capitando. Mentre cantavo l’ennesima ninna nanna, mentre scivolavo via quatta quatta dalla stanza, mentre ascoltavo il nostro silenzio nella sera.

Allora lì, abbattuta sul divano, con il ricordo di me negli occhi, e di ciò che avrei dovuto essere secondo lo specchio di allora, ritornavo a pensare agli amici, alle nostre vacanze, ai miei amori, alla mia primavera.
E sentivo rumori di fondo, voci, persino musiche.
Allora mi accorgevo che quel silenzio era lui.

Il giorno dopo andavo a prendere i bambini a scuola, e guardavo intorno a me le mamme, che si accalcavano e parlavano tra loro, le vere mamme. E mi sembrava di non aver nessuno con cui parlare, nessuna di quelle signore, di quelle donne, poteva minimamente immaginare ciò che prima ero stata.
Due parole le scambiavo anche io, un sorriso, qualche volta sono anche stata a casa loro.

Ma non ho mai pensato che dentro le loro case, la sera, si ascoltasse questo silenzio che ancora non si è spento, quello in cui io cominciavo a rimpiangere, ad andare all’indietro nel tempo, a concepire accuse e processi.
È stato in quelle sere che, gradualmente, lentamente, sono diventata scarafaggio, mi sono incurvata.

Certo, invecchiare bisogna invecchiare, e chi dice niente. Ma io mi stavo trasformando in qualcos’altro, forse in una di quelle mamme. Forse nella loro imitazione.
Devo dire che è stato impossibile, anche dopo aver dato la giravolta al tavolo, tornare indietro da quella metamorfosi nello specchio, è stato impossibile mettere fine a quel silenzio.

Sì, certe sere di solitudine tocca ammetterlo, non è stata una ventata d’allegria quella che è venuta dopo la mia decisione.


...CONTINUA


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