mercoledì 24 agosto 2016

PUNTATA 12


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UNDICI





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Lentamente tornavo ai miei anni dell’università, con tutta quella selvaggia frenesia di vivere. Ma questa fase fu passeggera, finì col gettarmi in un territorio sommerso, e mi è tornato in mente qualcosa di me, di me adolescente.
La ragazzina che ero quando ero piccola, e andavo a scuola, i libri nello zaino, scarpe basse, niente tinta sui capelli. Quando ancora io non c’ero, né io né la mia colpa, e dovevo imparare tutto.
Allora la vita era un fiore, un vero fiore. Quando tutto cominciava a suscitare ribellione, e non c’era nulla a cui ribellarsi, perché tutto intorno era libertà. E perché la certezza che i sogni si avverano era ancora solida.
Perché è così che è cresciuta quella ragazzina del liceo, come se quella libertà predicata fosse limpida, come se quella parità tra creature buone ci fosse davvero, come se ad attenderla ci fossero gli amori pieni e rotondi dei sogni, come se nessuno potesse mettersi tra lei e tutto il suo potere.

E invece poi ho incontrato gli uomini, che erano diventati grandi in chissà quale modo.
Io la mia guerra l’ho fatta per salvare quella ragazza.
Ho preso ad andare indietro, negli anni, sempre più indietro, invecchiando mi trovavo a ripensare alla mia casa di bambina, ai miei genitori, ai miei giocattoli. E in questa spirale all’indietro mi son persa, lui non mi ha seguita. Non mi seguiva da tempo, fin dal matrimonio credo. Fin da quel giorno, e forse anche da prima.

Non sarebbe stato né il tradimento né una separazione con una riconquistata libertà, a potermi ripagare di ciò che avevo perso. Non che fosse lui il colpevole del passare del tempo... Ma di quell’attraversare il tempo all’indietro in solitudine.
Perché attraversarlo, da un lato oppure dall’altro, bisogna attraversarlo.

Di certo non è per uno di quei sogni romantici che l’ho fatto. È arrivato per rabbia, il raptus. È stato sulla vetta, dopo una strada in salita, l’ascensione che ci ha consumati, la via di roccia che abbiamo seguito indefessamente, come se non ci fosse un arrivo, picconata su picconata. E poi, arrivati in cima, non c’era niente, niente, non orizzonte né vegetazione, non una croce, o una bava di vento, nulla, neppure la nebbia, soltanto il niente. Allora la rabbia si è fatta grande come tutto l’orizzonte.
Con lui ho ucciso tutto, la mia fatica, la mia delusione, il dolore di tutti gli amori del mondo l’ho annegato con lui.


...CONTINUA


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